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Nome dell’autore: Elisa Sordi

Cos’è la revisione di protesi d’anca?

Si stima che la vita media di un primo impianto protesico d’anca sia attorno ai 20 anni.

La revisione di una protesi d’anca o riprotesizzazione consiste nella sostituzione e nel riposizionamento di una o più componenti della protesi precedentemente impiantata al paziente.

Le cause che portano a un intervento di revisione protesica sono svariate, ma lo scopo finale è quello di togliere il dolore, migliorare funzionalità e articolarità, e ridare al paziente una buona qualità di vita.

L’aumento dell’aspettativa di vita e l’aumento delle persone che in giovane età si sottopongono a protesizzazione d’anca ha fatto aumentare il numero delle revisioni su base annua.

 

Perché revisionare la protesi d’anca?

Le cause che più di frequente possono portare a una revisione di protesi d’anca sono:

  • mobilizzazione protesica, a sua volta causata da:
    1. fratture peri-protesiche
    2. mancata integrazione osso-protesi
    3. mobilizzazione asettica delle componenti protesiche
    4. infezione periprotesica cronica o profonda
  • Lussazioni recidivanti
  • Incongruenze geometriche
  • Deterioramento dell’acetabolo
  • Reazione avversa ai detriti metallici
  • Rottura delle componenti protesiche

 

Quali sono i sintomi di una protesi d’anca usurata?

Una protesi d’anca usurata e mobilizzata determina una sintomatologia tipica con dolore:

  • inguinale o gluteo quando la mobilizzazione è a carico della componente acetabolare
  • alla coscia quando la mobilizzazione è a carico della componente femorale

Il dolore di solito insorge durante il carico o i movimenti di rotazione dell’anca, ma migliora nettamente a risposo. Spesso determina una riduzione dell’arco di movimento dell’anca, che può degenerare in una rigidità di frequente associata a zoppia.
In caso di infezione possono associarsi sintomi quali:

– sensazione di calore

– rossore cutaneo

– tumefazione localizzata

In questi casi l’unica soluzione al problema è l’intervento chirurgico di revisione.

 

Quali esami diagnostici servono per un intervento di revisione di protesi d’anca?

La diagnosi per un intervento di revisione di protesi d’anca è posta con i seguenti esami:

  • Esame RX bacino A-P
  • TAC dell’anca con ricostruzioni 3D
  • RMN bacino
  • Scintigrafia con TC99m
  • Scintigrafia con leucociti marcati
  • Esami di laboratorio (Emocromo – Ves – Pcr – Esterasi)

Una diagnosi precoce è fondamentale per prevenire gravi lisi e perdite ossee periprotesiche.

 

Da cosa dipendono i risultati clinici della revisione di protesi d’anca?

I risultati clinici dell’intervento di revisione di protesi d’anca dipendono da:

  • “capitale osseo disponibile”
  • condizioni del trofismo muscolare del paziente
  • numero di precedenti revisioni della protesi

Quindi pazienti con sistema osseo in salute, muscoli trofici e che non si sono ancora sottoposti a un intervento di revisione protesica, hanno maggiori probabilità di successo post-operatorio.

Le reazioni dei pazienti a un intervento di revisione protesica spesso sono migliori di quelle che avvengono per un primo impianto, il recupero è migliore e, a volte, più rapido forse proprio perché i pazienti intraprendono un percorso fisioterapico già conosciuto.

 

In cosa consiste un intervento di revisione di protesi d’anca?

A prescindere dalla tipologia di protesi utilizzata e dalla tecnica chirurgica, le protesi hanno una durata di circa 20 anni. Pertanto, anche sulla base di diversi fattori (età, peso corporeo, livello di attività fisica) che possono influenzare la durata della protesi, potrebbe essere necessario sostituire la protesi a causa dell’usura, specie se la protesi è stata impiantata in persone giovani e attive.

La sostituzione avviene con un nuovo intervento, chiamato intervento di revisione, che usa protesi diverse da quelle che vengono utilizzate come primo impianto, chiamate protesi da revisione. Questo tipo di protesi ha dimensioni e lunghezza maggiori rispetto alle protesi di primo impianto, oltre ad avere una diversa sede di ancoraggio all’osso. Spesso il cotile, a causa del consumo dell’osso del bacino, deve essere fissato mediante viti, usando a volte anche dei sostituti ossei per “riempire i buchi”.

Trattandosi di un intervento complesso, è consigliabile che venga eseguito da chirurghi con grande esperienza e che il paziente arrivi all’intervento in buone condizioni di salute.

Per ritardare il più possibile un eventuale intervento di revisione è utile, inoltre, effettuare una sorta di manutenzione della protesi.

 

Come prendersi cura della propria protesi d’anca?

La manutenzione di una protesi d’anca prevede:

  • controllo con RX (radiografia) periodico (secondo le indicazioni del chirurgo) per valutare l’attecchimento e la buona funzionalità dell’impianto
  • visita ortopedica di controllo dopo l’intervento alla scadenza di 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 12 mesi e poi ogni 2-3 anni per valutare eventuali complicanze in modo da gestirle precocemente
  • evitare il sovrappeso
  • praticare attività fisica secondo le indicazioni del chirurgo
  • non esagerare con l’attività fisica e svolgere esercizi mirati
  • prestare attenzione a un’eventuale sintomatologia che possa metterli in allarme ed eseguire subito una visita ortopedica

 

 

LA FISIOTERAPIA

Nella gran parte dei casi, la terapia fisica di riabilitazione ha inizio a meno di 24 ore dall’intervento, proprio per valorizzare il lavoro svolto durante il trattamento chirurgico.

La riabilitazione sarà simile a quella effettuata a seguito dell’intervento di primo impianto della protesi, anche se non è raro che il chirurgo consigli una maggiore cautela, per minimizzare il rischio di rovinare il nuovo impianto protesico.

Il percorso di fisioterapia per un simile trattamento è ovviamente molto variabile, per cui è bene comunicare ogni condizione che sembra anomala al proprio chirurgo, che può così valutare la fase di guarigione.