dr. Frnacesco Franceschi Roma Miglior Ortopedico Roma, prenotazione visita specialistica, infiltrazioni acido ialuronico, cortisone, PRP, cellule staminali. Protesi anca, lesione crosciato, intervento spalla, cuffia dei rotatori, capsulite, periartrite, ernia discale, scoliosi, epicondilite, lesione menisco, frattura, distorsione

Quali sono i casi in cui intervenire sulla spalla? Ne abbiamo parlato con il Prof. Francesco Franceschi, Direttore Unità Operativa “Chirurgia dell’Arto Superiore e Inferiore” del Policlinico Universitario Campus-Biomedico di Roma

Perché non sempre è consigliata la riparazione di un tendine della spalla rotto?

Molto spesso siamo influenzati più dal referto di un esame che dall’analisi attenta della situazione del paziente. Infatti i tendini della cuffia dei rotatori sono spesso lacerati, degenerati o non funzionanti ma non per questo sono dei tendini da riattaccare. La maggior parte delle volte il dolore della spalla deriva da altri fattori, come

  • una capsulite o infiammazione della spalla
  • un’artrosi iniziale
  • un problema della colonna cervicale

Quindi, dopo aver effettuato una risonanza della spalla, si trova il tendine del sovraspinoso, meglio conosciuto come tendine della cuffia dei rotatori, lacerato, lesionato o altro e si concentra l’attenzione su quest’ultimo. Malissimo! Perché si potrebbero evitare tanti interventi inutili e soprattutto dannosi. Infatti questi tendini, che possono essere riparati con le migliori tecniche artroscopiche e mini invasive, erano innocenti e magari, dopo mesi di fisioterapia dolorosa, il paziente sta di nuovo male.

Spesso facendo una risonanza magnetica, si trova il tendine più rotto di prima a causa di un evidente insuccesso dell’intervento chirurgico. Quando il tendine è rotto da tanto tempo purtroppo non ha un’ottima qualità. Il muscolo al quale è collegato spesso è infiltrato da grasso e il tendine è duro come una camera d’aria invecchiata ed esposta al sole da tempo. Noi andiamo a riattaccarlo e cerchiamo di riportarlo al punto dal quale si è staccato, ma purtroppo tende a tornare indietro inesorabilmente.

Come si impianta una protesi di spalla

Una volta si credeva che la protesi di spalla fosse un intervento da lancio della monetina, poteva andare bene oppure malissimo. Da circa vent’anni la tecnica chirurgica è migliorata in modo incredibile ed è diventato un intervento con un risultato sicuro e privo di rischi. Innanzitutto la via d’accesso chirurgico, se eseguita bene, consiste nel passare spostando i muscoli senza lacerarli e senza incontrare nervi o vasi pericolosi, fino ad arrivare ai piani ossei. Questo permette una riabilitazione con scarso dolore e più rapida, perché ovviamente necessita di un periodo d’immobilizzazione molto breve, specialmente rispetto agli interventi di riparazione del tendine della cuffia dei rotatori.

I moderni impianti vengono adattati all’articolazione del paziente prima dell’intervento semplicemente inserendo un dischetto all’interno del computer e ricevendo le informazioni sul punto dove inserire l’impianto, l’altezza giusta, la quantità d’osso da limare, tutto per far funzionare al massimo la spalla del paziente una volta uscito dalla sala operatoria. Con queste metodiche siamo riusciti anche a impiantare delle protesi in spalle che prima definivamo impossibili. La tecnica che eseguo ormai da parecchio consiste nel prelevare un cilindro di osso delle dimensioni della protesiche mi permette di modellare il punto dove impiantare la spalla e di correggere le eventuali imperfezioni o deformità dovute all’usura o all’artrosi suggerite dall’analisi computerizzata prima dell’intervento.

Il post-operatorio è molto semplice perché il paziente anche se mantiene l’arto in un semplice tutore, viene stimolato a riprodurre già dopo il primo giorno postoperatorio i movimenti della vita quotidiana ed ovviamente le prime sensazioni sono quelle del recupero della mobilità che prima magari era impedita da becchi artrosici o da tendini che non funzionavano.

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